Il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro europei
L’intelligenza artificiale e gli strumenti di gestione algoritmica stanno plasmando sempre più i luoghi di lavoro europei, sollevando notevoli preoccupazioni sui diritti dei lavoratori. Secondo uno studio della Commissione Europea, un posto di lavoro su quattro in Europa utilizza algoritmi o intelligenza artificiale per automatizzare le decisioni tradizionalmente prese da manager umani. Si prevede che questa tendenza accelererà rapidamente nel prossimo decennio.
Questi sistemi automatizzati influiscono su vari aspetti della vita dei lavoratori, dal reclutamento e pianificazione delle attività alla valutazione delle prestazioni e persino alla sorveglianza. Sebbene questi strumenti fossero inizialmente limitati ai lavori basati su piattaforme come quelli di Uber e Lyft, ora si stanno diffondendo anche ai settori tradizionali. Ad esempio, l’industria logistica francese utilizza la pianificazione del percorso basata sull’intelligenza artificiale che monitora ampiamente i conducenti in tempo reale.
L’impatto sui diritti dei lavoratori
La Confederazione europea dei sindacati (CES) esprime crescente preoccupazione per l’impatto di queste tecnologie sui lavoratori. La gestione algoritmica può determinare qualsiasi cosa, dagli orari di lavoro e salari agli incarichi di turno e alle valutazioni delle prestazioni. Ci sono anche gravi preoccupazioni sulla privacy, con alcuni sistemi che raccolgono dati sensibili come informazioni sulla salute mentale e altri che tengono traccia dei dipendenti anche dopo che si sono disconnessi.
“Le piattaforme seguono i dipendenti anche quando si disconnettono”, ha osservato Tea Jarc, segretario confederale della CES. “In molti casi, questi luoghi di lavoro introducono nuovi algoritmi o parametri per misurare le prestazioni dei dipendenti senza informare i sindacati o i lavoratori.”
Questo cambiamento tecnologico crea sfide significative per i sindacati. Mentre alcuni sindacati come quelli di Spagna e Danimarca hanno negoziato con successo contratti collettivi che affrontano la gestione algoritmica, la maggior parte dei sindacati europei non dispone delle risorse finanziarie o delle competenze per affrontare efficacemente queste complesse questioni.
Lacune legislative e richieste di riforma
Nonostante queste preoccupazioni, l’attuale legislazione dell’UE non affronta completamente le sfide poste dalla gestione algoritmica. Le normative esistenti si concentrano su questioni specifiche sul posto di lavoro interessate da queste tecnologie, ma lasciano lacune, in particolare per quanto riguarda la distinzione tra tempo di lavoro e tempo di riposo.
La direttiva sui lavoratori tramite piattaforma recentemente approvata offre una certa protezione ai lavoratori della gig economy, vietando il licenziamento basato su decisioni algoritmiche e richiedendo la supervisione umana. Tuttavia, i critici sostengono che questa legislazione sia già obsoleta poiché la gestione algoritmica si estende oltre il lavoro sulle piattaforme.
Sia i funzionari della CES che i ricercatori tecnologici chiedono norme più complete. Alessio Bertolini dell’Oxford Internet Institute nota: “Quello che vedremo nei prossimi anni è solo una versione più sofisticata di algoritmi che saranno sicuramente più pervasivi sul posto di lavoro”.
La necessità di un’azione collettiva
Per affrontare queste sfide, i sindacati hanno bisogno di risorse e competenze adeguate. La CES sostiene la condivisione delle competenze a livello transfrontaliero per aiutare i sindacati con minori risorse a sviluppare contratti collettivi adeguati. Sottolineano inoltre la necessità di diritti collettivi più forti, consentendo ai sindacati di risolvere le controversie relative alla gestione algoritmica e di far rispettare i contratti collettivi esistenti.
“Noi come legislatori siamo in ritardo”, ha dichiarato Jarc. “La tecnologia sta già prendendo il sopravvento… è già una realtà per milioni e milioni di lavoratori in tutta Europa, ma non è regolamentata.”
La Confederazione europea dei sindacati sostiene una direttiva separata sull’intelligenza artificiale sul posto di lavoro, da lanciare insieme all’iniziativa Quality Job Roadmap della Commissione europea. Ciò si baserebbe sulle tutele esistenti previste da normative come il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) e la legge sull’intelligenza artificiale dell’UE, creando un quadro più completo per proteggere i lavoratori nell’era della gestione algoritmica
